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Giustizia sociale: adoperarsi per rimuovere le barriere

Nella giornata della Giustizia sociale del 20 febbraio, una riflessione di Sabrina Testa, assistente sociale:

Per chi come me ha scelto la professione di assistente sociale, l’adozione della “Dichiarazione sulla Giustizia sociale per una globalizzazione giusta” non è solo un impegno dell’ONU ma rappresenta lo sguardo attento con cui orientare il proprio lavoro con le persone.

Naturalmente avere in mente che sono necessarie azioni professionali per garantire la giustizia sociale richiama immediatamente alla realtà di vita in cui come persone ci misuriamo con una sensazione di profonda ingiustizia causata dalla presenza di differenze stigmatizzanti. Siano esse legate alla dicotomia tra ricchezza e povertà, salute e malattia, appartenenza di genere o possibilità d’istruzione non fa la differenza. L’assenza delle stesse condizioni di vita ed opportunità per tutto il genere umano crea una differenziazione tra chi ha e chi non ha. Dunque sostenere la giustizia sociale vuol dire adoperarsi per rimuovere le barriere che le persone devono superare a causa dell’età, del genere, della razza, dell’appartenenza etnica della religione, della cultura o delle disabilità.  Questo è il lavoro professionale dell’assistente sociale e non vi è differenza tra quando lo agisce nell’azione di aiuto al singolo cittadino o quando è seduto al tavolo politico per l’organizzazione dei servizi di supporto.

L’impegno professionale legato ad ogni singola azione di lavoro dell’assistente sociale ha quale obiettivo finale lo sviluppo e la dignità umana. Ci penso ogni mattina quando mi reco al lavoro e mentalmente ripasso gli impegni segnati in agenda.

Ore 8.30 colloquio di supporto per presentazione domanda al bando di edilizia popolare, ore 9.30 visita domiciliare per attivazione intervento d’assistenza domiciliare ad anziani non autosufficienti e senza figli, ore 11.00 incontro presso la scuola per organizzazione del trasporto degli alunni con disabilità motoria, ore 12.30 un panino veloce in auto e si parte per la casa rifugio in cui è stata inserita una ragazza vittima di violenza insieme ai suoi bambini di 2 e 3 anni, ore 15.00 rientro in ufficio e colloquio per progetto di giustizia riparativa e messa alla prova per i ragazzi minorenni che hanno danneggiato le panchine al parco, ore 16.30 incontro cittadino per l’integrazione socio sanitaria.

Piccole azioni compiute con professionalità ed empatia per riequilibrare quelle differenze che la vita presenta  nella speranza di poter contribuire ad essere quel cambiamento generativo di benessere ed equità sociale.

Sabrina Testa