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Disabilty Pride a Torino: il racconto di una nostra iscritta

Pubblichiamo l’articolo di una nostra iscritta sul Disabilty Pride a Torino, con alcune importanti riflessioni sul mondo della disabilità.

Il 20 aprile 2024 si è tenuta la seconda edizione del Disabilty Pride a Torino, un corteo allegro, colorato, pieno di speranza, ha sfilato per la città e quest’anno con la presenza dell’Ordine Assistenti sociali del Piemonte. Il percorso, partito presso Lungo Dora Giardino Schiapparelli, è terminato in Piazza Vittorio, dove sono intervenuti l’Assessore al Welfare, diritti e politiche sociali della Città di Torino Jacopo Rosatelli, la Consigliera della Città metropolitana di Torino con delega alle politiche giovanili, politiche sociali e di parità Valentina Cera, gli Atenei Universitari, la Coordinatrice del Disability Pride Miriam Abate, lo sponsor dell’evento fondatore della startup Accessiway e tanti altri aderenti alle varie associazioni, startup, attivisti e attiviste, sponsor, content creator che operano nella Città di Torino nell’ambito della disabilità. Ognuno di loro ha raccontato il proprio impegno contro le discriminazioni e l’abilismo.

L’abilismo è una forma di discriminazione, più o meno evidente, contro le persone con disabilità, e si può manifestare in tutti gli ambiti della vita di una persona. L’abilismo presuppone che alcuni corpi/menti/stati siano intrinsecamente e sempre preferibili ad altri, incoraggiando quindi atti di esclusione e denigrazione verso le persone disabili. C’è una norma molto importante che tutela da tali atti, la legge 67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”. Si applica a tutti i casi di discriminazione, diretta e indiretta, ad esclusione dei casi di discriminazione sul lavoro, disciplinata dal D.lgs 216/03. Praticamente, la persona disabile che ritiene di avere subito un atto discriminatorio, sia da parte di un privato che da parte di una Pubblica amministrazione, può presentare ricorso presso il Tribunale civile chiedendo sia la cessazione del comportamento discriminatorio che il risarcimento del danno.

La legge 67 del 2006, benché molto importante per la tutela delle persone disabili, è stata finora poco applicata. Ma a chi rivolgersi per presentare queste istanze? Il decreto 16 marzo 2023 Ministro per le disabilità ha approvato l’elenco delle associazioni e degli enti legittimati e riconosciuti ad agire per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni.

Tornando a noi, per me questo Disability Pride è stato speciale sia da un punto di vista personale che professionale, infatti ho partecipato in una doppia veste, quella di persona disabile e di assistente sociale. Sono stata attraversata da tante emozioni, la soddisfazione di essere lì e di aver raggiunto i miei obiettivi dopo tante lotte che, sia io che la mia famiglia, abbiamo affrontato insieme, poi la speranza e la voglia di cambiamento perché molto è stato fatto in questi anni per la cura, la tutela e l’emancipazione delle persone disabili ma tanto bisogna ancora fare. Mi sono sentita inoltre doppiamente orgogliosa perché ho potuto condividere questa giornata con il mio Ordine professionale, la cui presenza ha aggiunto un tassello a questa lotta.

Conosco la sensibilità del Consiglio degli e delle Assistenti sociali del Piemonte alle tematiche legate alla disabilità. Un’iniziativa importante di formazione è stato il webinar in collaborazione con la Direzione Piemonte di Inail il 30/10/2023 “Accesso al lavoro delle persone con disabilità: visioni, collaborazioni ed esperienze”, uno spazio di confronto tra soggetti pubblici e privati che si occupano a vario titolo di inserimento al lavoro con progetti dedicati.

La Comunità professionale è quotidianamente accanto alle persone disabili e ai loro caregiver, operando spesso in contesti fragili e marginali.

Questa giornata è stata significativa per promuovere politiche attive, stanziamenti, esigibilità di diritti e sostenibilità di interventi, rivendicare una società più inclusiva al fine di rimuovere gli ostacoli che non permettono alle persone con disabilità e neurodivergenti di raggiungere i propri obiettivi di autodeterminazione e autonomia.

La partecipazione al Disabilty Pride ha dimostrato ancora una volta la dinamicità dell’Ordine e la volontà di sostenere forme di mobilitazione sociale a favore dei diritti civili e contro ogni forma di discriminazione, in linea con i principi del Codice deontologico.

L’articolo 5 infatti recita: “L’assistente sociale fa propri i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Riconosce il valore, la dignità intrinseca e l’unicità di tutte le persone e ne promuove i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali così come previsti nelle disposizioni e nelle Convenzioni internazionali”, l’articolo 7, invece: “L’assistente sociale riconosce il ruolo politico e sociale della professione e lo esercita agendo con o per conto della persona e delle comunità, entro i limiti dei principi etici della professione”, e ancora l’articolo 12, dove l’assistente sociale previene e contrasta tutte le forme di discriminazione.

Ma quante sono le persone disabili in Italia? Quali sono le tipologie di disabilità più diffuse? Quali le principali conseguenze sugli aspetti della vita come scuola, lavoro e vita sociale?

Sono domande a cui è complesso dare una risposta, innanzitutto perché la disabilità è un concetto elusivo, fluido, difficile da definire, che racchiude una serie eterogenea di diversità e capacità corporee, cognitive e sensoriali. Si tratta inoltre di un dato sensibile che va protetto in maniera più rigorosa di altri, così come l’origine etnica, le convinzioni religiose e politiche, l’adesione a partiti e la vita sessuale: non esiste un’anagrafe delle persone con disabilità.

A fare il punto sul problema è l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane, presso l’Università Cattolica di Roma, che nel 2022 ha elaborato un agile focus sulla situazione attuale delle persone con disabilità, dal quale è emerso che nel nostro Paese sono quasi 13 milioni le persone con disabilità. Inoltre l’Istat ha pubblicato a fine 2019 un rapporto dedicato alla disabilità in Italia in cifre “Conoscere il mondo della disabilità: persone, relazioni e istituzioni” e le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono circa 3 milioni e 100 mila (il 5,2% della popolazione).

Rispetto a questo ultimo dato, la “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3%, contro il 4,8% (il valore più basso) del Nord. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna (rispettivamente, l’8,7% e il 7,3% della popolazione). Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta sono, invece, le Regioni con l’incidenza più bassa: il 4,4%. In Piemonte il 5,4% della popolazione presenta disabilità di cui 4,9% maschi e 5,9% femmine (fonte Istat, Conoscere il mondo della disabilità: persone, relazioni e istituzioni 2019).

Sappiamo che dietro questi numeri ci sono persone, vite, famiglie, che sperano di avere risposte concrete ai propri bisogni di cura.

Nel marzo 2021 la Commissione europea ha adottato la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030. Con questa strategia decennale la Commissione europea intende migliorare la vita delle persone disabili in Europa e nel mondo. La Commissione europea ha quindi invitato gli Stati membri a contribuire a questa nuova strategia.

Nel nostro Paese, le possibilità di cambiamento per mettere realmente al centro la persona con i suoi desideri, sono offerte dalla Legge delega sulla disabilità (L. 227/2021) e dai relativi decreti attuativi. Con l’introduzione del dispositivo del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, sostenuto dal budget di progetto, si intende invertire la prospettiva mediante la quale il mondo delle istituzioni si prende cura delle persone con disabilità, nel passaggio dall’estrema frammentazione di prestazioni e servizi ad una presa in carico unitaria.

Due provvedimenti risultano già pubblicati in Gazzetta Ufficiale: il primo intitolato “Disposizioni in materia di riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione” e il secondo “Istituzione dell’Autorità Garante nazionale dei diritti delle PcD, in attuazione della delega conferita al Governo”. La promulgazione del decreto inerente l’“Accertamento della condizione di disabilità e revisione dei suoi processi valutativi di base; valutazione multidimensionale della disabilità e realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato”, è attesa a giorni.

All’interno del ridisegno previsto dalla Legge delega sulla disabilità, un elemento di grande importanza è rappresentato dal budget di salute, ovvero di progetto, un dispositivo che punta a integrare e mobilizzare le risorse (umane, professionali, tecnologiche, strumentali ed economiche) dei diversi attori in gioco – pubblici e privati –, andando così a superare il sistema frammentato prodotto dai singoli Fondi e linee di finanziamento via via costituiti. Si tratta di un’importante occasione attraverso cui poter dar vita non solo ad interventi maggiormente flessibili e meglio rispondenti alle esigenze della persona, ma anche a servizi innovativi e “atipici” che non rientrano nelle canoniche unità di offerta.

Infatti, la realizzazione del budget di progetto deve essere effettuata proprio attraverso gli istituti giuridici di natura cooperativa di cui all’art. 55 del Codice del Terzo Settore. Il Terzo Settore passa dall’essere un mero erogatore di servizi a soggetto coinvolto attivamente e legittimamente nella progettazione degli interventi con l’Amministrazione pubblica, condividendone con quest’ultima la funzione pubblica (art. 1 del Codice del Terzo Settore) volta ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni nel nostro Paese.

In conclusione, sono fiduciosa che la nostra Professione farà da garante affinché nessuno e nessuna rimanga indietro, insieme alla forza e alla determinazione che si respirava al Disability Pride.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore il Consiglio del Croas Piemonte per aver accolto con entusiasmo questa iniziativa e i complimenti più sentiti all’organizzazione del Disability Pride, in particolare alla psicologa Djana Gioffrè.

Anna De Fabiani, Assistente sociale