CNOAS – Comunicato stampa del 26 giugno 2014 – Giornata Internazionale contro l’abuso di droghe: da dove cominciare?

Comunicato stampa del 26 giugno 2014

Giornata Internazionale contro l’abuso di droghe: da dove cominciare?

La Giornata Internazionale contro l’abuso di droghe, istituita dalle Nazioni Unite nel 1987, quest’anno trasmette un messaggio di speranza: i disturbi derivanti dall’abuso di droghe si possono prevenire e possono essere curati.

Il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali, nell’associarsi alla celebrazione di questa giornata, vuole portare all’attenzione delle istituzioni del nostro Paese alcuni aspetti critici cui è necessario mettere mano quanto prima, in modo da garantire una corretta gestione dei Servizi, che devono essere messi in grado di operare nel modo più efficiente possibile.

Anche in Italia, accanto allo stabilizzarsi delle dipendenze da sostanze, i Servizi per le Dipendenze patologiche (Ser.D.) si trovano ad affrontare nuove sfide. La dipendenza dal gioco d’azzardo patologico per esempio, che rappresenta tra l’altro una delle principali entrate non solo dello Stato, ma anche delle Economie criminali.

“I colleghi che lavorano nei Ser.D. – dichiara la presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Silvana Mordeglia – parlano di un sempre maggiore consumo di alcol tra i giovani, così come di cannabinoidi, spesso anche potenziati chimicamente fino al 60% in più di principio attivo, che risultano essere estremamente pericolosi, soprattutto per i consumatori più giovani. Oltre ovviamente al proliferare di sempre nuove sostanze psicotrope, come i derivati dall’ecstasy, metanfetamine, ecc.”

I colleghi dei Ser.D. denunciano una strutturale carenza di organico, che rende quanto mai difficile porre un freno all’abuso di droghe. Con il blocco dei concorsi pubblici, infatti, i Servizi per le Dipendenze patologiche hanno visto diminuire il personale incaricato in alcuni casi anche del 50%.

In alcune realtà regionali i Servizi per le dipendenze stanno assumendo dei connotati prevalentemente sanitari; il rischio è di sacrificare così la parte relativa agli aspetti sociali e riabilitativi, che invece rappresentano la migliore risposta per la cura delle dipendenze, nonché il cuore della professione di assistente sociale.

“Come assistenti sociali riteniamo fondamentale lavorare con gli altri servizi presenti sul territorio – continua Mordeglia; la prevenzione e la cura dalle dipendenze non si ottengono solo con la terapia, ma anche grazie ad una vera possibilità di reinserimento sociale e lavorativo.”

“Le dipendenze ricadono sulle famiglie in modo drammatico – conclude la Presidente. Troppo spesso però, a causa della scarsità d’attenzione e di risorse professionali e di carenza di servizi, non si riesce a supportare come si vorrebbe genitori, coniugi e figli delle persone con problemi di dipendenza, che invece dovrebbero essere sostenuti sia direttamente sia attraverso la promozione di interventi di auto-mutuo-aiuto”.