comunicato stampa del 15 ottobre 2019. IV Commissione, Regione Piemonte. Rosina: “La povertà economica non è un motivo di allontanamento dei bambini dai propri genitori”

15 ottobre, Torino. Ieri l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte ha preso parte all’Audizione in IV Commissione “Sanità, Assistenza, Servizi Sociali, Politiche degli Anziani” – Regione Piemonte, per relazionare in merito all’affidamento familiare e all’accoglienza di minori presso i Servizi Sociali del Piemonte e alle norme e procedure che regolano la vigilanza sulle strutture residenziali per minori. Insieme all’Ordine professionale presenti anche il Coordinamento degli Enti gestori dei servizi sociali del Piemonte, la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’ANFAA (Associazione Famiglie Adottive e Affidatarie), il CISMAI (Coordinamento Italiano Servizi per i Minori abusati e maltrattati), l’AIMMF (Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e la Famiglia).

«Gli assistenti sociali – spiega nel corso dell’audizione Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) – in Piemonte sono 2500. Molti di noi sono impegnati nel sistema di protezione dei minori e di supporto alle loro famiglie anche in contesti non giudiziari e consensuali: si tratta di un ambito rilevante e caratterizzante la nostra professione. Stiamo vivendo un clima di dilagante sfiducia nei servizi sociali e la grande preoccupazione è che le persone si allontanino progressivamente dai luoghi nei quali potrebbero invece essere aiutate. L’affidamento familiare è un tema oggi di grande attualità. Si tratta di uno degli strumenti (non l’unico) che gli assistenti sociali possono mettere in campo per sostenere le famiglie che attraversano una fase di difficoltà. Una risorsa, fra tante. Siamo dinnanzi ad una situazione nella quale tanto le famiglie quanto i potenziali affidatari sono disincentivati a rivolgersi ai servizi sociali perché vivono il timore che i bambini possano essere allontanati irregolarmente. Ad alimentare il timore, vi sono le tante prese di posizione improprie e gli innumerevoli pezzi giornalistici che tendono ad offrire una visione parziale e tendenziosa. Il disconoscimento nei confronti di uno strumento al contrario così importante può provocare una virata verso l’inserimento nelle strutture residenziali anche quando non sarebbe necessario».

Nel sistema dei servizi, l’assistente sociale è un perno ma non l’unico attore coinvolto. Rosina chiarisce: «Gli assistenti sociali collaborano con gli educatori professionali, gli psicologi, i neuro-psichiatri infantili, gli infermieri e i professionisti del sistema sanitario e dei servizi specialistici. La valutazione sulle competenze genitoriali tiene conto di tutta una serie di elementi (fattori di rischio e fattori di protezione) e la povertà economica non è motivo di allontanamento dei bambini dalle loro famiglie. La messa in protezione dei minori è un provvedimento disposto dall’Autorità Giudiziaria, a fronte della valutazione di una équipe multi-professionale».

Il sistema minorile ha numerosi apparati di garanzia. «Il Magistrato aggiunge Rosina – in caso di dubbi può avvalersi di strumenti e dispositivi contemplati dalla normativa di riferimento. Le consulenze tecniche di ufficio, ad esempio. Se ritiene che la valutazione non sia completa o chiara può nominare dei consulenti».

Rispetto all’impegno dell’Ordine professionale, Rosina assicura che “l’azione di tutela è indirizzata ai cittadini e ai beneficiari degli interventi, alla comunità professionale nel suo complesso. In caso le persone ritengano ci siano agiti illeciti, possono segnalare al Consiglio di Disciplina o all’Ordine regionale che immediatamente attiverà i dispositivi previsti dalla norma”.

Rosina descrive un sistema dei servizi sociali frantumato: «Le condizioni di lavoro degli assistenti sociali sono spesso caratterizzate da carichi spropositati, sedi inadeguate, turn over crescente delle figure professionali: il tutto riduce la possibilità di instaurare rapporti di fiducia e di collaborazione con le persone. Tra le criticità sono da annoverare anche criteri di accesso confusi e una scarsa chiarezza, a livello di opinione pubblica, del mandato e del ruolo dei servizi sociali e un incremento delle aggressioni nei confronti degli assistenti sociali. Diamo la piena disponibilità alla Regione Piemonte per individuare insieme strategie comuni migliorative. Cosa chiediamo oggi alla Regione e cosa può impegnarsi a fare la Regione? Realizzare insieme un sistema di prevenzione. Disporre dei finanziamenti per la supervisione degli operatori. Porre attenzione alle quote pro capite che i comuni erogano agli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali per la realizzazione del sistema dei servizi a favore dei cittadini. Da segnalare, inoltre, la necessità di incremento degli assistenti sociali all’interno della Sanità (Centri di Salute Mentale e Consultori, ad esempio) che potrebbero essere parte attiva dei processi di sostegno delle famiglie e nelle attività di prevenzione. Grande lavoro è stato fatto con la Regione per la formalizzazione del Servizio Sociale delle Aziende sanitarie, occorre ora attenzione al realizzare in pieno l’indirizzo regionale. Interroghiamoci insieme per trovare soluzioni adeguate».

Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media – Ordine Assistenti sociali Piemonte /

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