Cronaca del 19 marzo 2024: un gruppo di colleghe/i racconta la Giornata Mondiale del Servizio Sociale fra parole e immagini.

WSWD 2024 – Giornata Mondiale del Servizio Sociale – Buen Vivir

Un gruppo di colleghe/i che collabora ormai da quasi un anno, ha deciso di regalarci un racconto della giornata di festa della comunità professionale, attraverso con uno sguardo di cronaca, riflessioni e visioni.

Hanno collaborato a questo progetto, dando il proprio contributo in vario modo:
Lucia Avidano
Laura Bianco
Ebe Bruno
Alessia Congia
Isabella Derosa
Donatella Garnero
Laura Gedda
Giorgio Gianre
Elena Maria Giuliano
Filena Marangi
Daria Moschetti
Geta Smochina
Sandra Tartaglione
Sabrina Testa

Fanno inoltre parte del gruppo “Comunicare/narrare la professione” altre persone che non hanno partecipato a questo progetto specifico, ma in questi mesi hanno alimentato idee e prospettive di narrazione. Il Consiglio dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte ringrazia tutti dell’attiva partecipazione, del continuo scambio e della collaborazione, nonché delle idee e degli spunti che hanno accompagnato questi mesi di lavoro ed hanno tracciato le linee per il futuro. Il gruppo è aperto, pertanto è benvenuta la collaborazione di chi volesse partecipare.
Referente commissione Comunicazione
Consigliera Isabella Derosa

foto Alessia Congia


Torino, 19 marzo 2024 a cura di Sandra Tartaglione

Sono le 9.00 del mattino, in via Verdi a Torino presso la Cavallerizza si respira aria di festa, infatti in questa giornata di quasi inizio primavera si è celebrata la Giornata Mondiale del Servizio Sociale 2024, la prima in presenza dopo la lunga “pausa Covid”.

L’apertura dei lavori è affidata a Marilena Dellavalle, Presidente del Corso di Laurea in Servizio Sociale dell’Università di Torino, che partendo dal presupposto dell’energia proattiva del professionista assistente sociale, sottolinea l’importanza fondamentale, nell’era della digitalizzazione, del lavoro di comunità. Solo se si vive in armonia con gli altri e con l’ambiente circostante, una comunità può essere portatrice di benessere. A chiusura dell’intervento un auspicio: che l’utopia di oggi sia la realtà di domani.

Interviene poi Andrea Pogliano, Università del Piemonte Orientale, che evidenzia lo scarto esistente tra i temi etici definiti a livello globale nei trattati internazionali e il decreto ministeriale 1648 che offre una visione riduttiva del lavoro di cura. Vi è un ritorno all’immagine del lavoro sociale come riduzione del danno, lavoro sulla singola situazione di disagio.

La necessità di re-indirizzare tale ottica è cogente. E’ opportuno ed urgente dunque riattivare e incentivare il ruolo politico dell’assistente sociale.

Il contributo di Roberta Bosiso, Presidente corso Laurea Magistrale -Dipartimento di Cultura, Politica e Società – UNITO, parte da un parallelo tra pluralismo e individualismo giuridico, da un’ottica individuale a una comunitaria. Si entra nel vivo della tematica cardine della giornata : Buen Vivir non è solo benessere individuale ma anche concetto di armonia tra la comunità e la natura. Riferendosi al costituzionalismo boliviano, si evidenzia come per realizzare un bene-stare non si può prescindere dalla tematica dei diritti delle persone e della natura e neanche dai legami tra esseri umani e tra loro e la natura circostante.

A seguire l’assessore Iacopo Rosatelli, Politiche Sociali del Comune di Torino, ha rappresentato un plauso al lavoro del Servizio Sociale per come ha fronteggiato situazioni difficili legate alla cronaca degli ultimi anni, continuando irreprensibile il proprio lavoro sull’inclusione sociale e l’emancipazione non già con bieco interventismo ma in un’ottica di co-costruzione delle comunità pacifiche.

Il presidente dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte Antonio Attinà, dopo un omaggio a Barbara Rosina per la nuova carica di Presidente CNOAS, ha continuato, con riferimento all’art. 39 del codice Deontologico (“l’assistente sociale favorisce le politiche sociali integrate”) ad intessere la trama ideologica per gettare le fondamenta per il lavoro di comunità.
L’assistente sociale come riflessiva e dinamica, che interpreta i bisogni e connette, creando le reti. Creare alleanze tra gli stackeholder per alleggerire il nostro lavoro: questa la nostra missione. Il professionista del sociale deve essere consapevole che la professione è una perla rara da tutelare e la tuteliamo anche riconoscendoci nelle norme, nella storia, nei valori consapevoli di essere una comunità forte che promuove i diritti.

L’intervento di Elena Allegri, dipartimento Giurisprudenza e Scienze Politiche – Universtità del Piemonte Orientale, esprime l’importanza del cambiamento anche mediante i conflitti in un’era di violazione dei diritti e discriminazione. L’assistente sociale vista come agente di cambiamento e ricostruzione. Da UBUNTU – Io sono perché noi siamo, tematica del WSWD del 2023 a Buen Vivir – vivere in connessione uomini – natura – animali). Come creare Buen Vivir? In primis analizzando, come professionisti del sociale, le problematiche e le istanze del territorio fino a creare un progetto comunitario che ha ricadute positive per i cittadini e quindi anche per il lavoro sul singolo caso. L’importanza dell’uscire fuori, proporre gruppi di mutuo-aiuto, lavorando con il Terzo Settore uscendo dall’approccio riparativo per arrivare a quello capacitazionale.

Luana Boaglio, consigliera tesoriera CROAS Piemonte introduce il salotto tematico con il motto “prendiamoci cura di noi”.

Dopo l’intermezzo musicale dell’assistente sociale Maestro Rocco Di Bisceglie e la collega Laura Bianco, si passa al primo salotto tematico in cui intervengono rappresentanti della comunità professionale piemontese e valdostana.

Si passa dal pensiero di Livio Tesio rispetto alla necessità dell’assistente sociale di superare la frustrazione del lavoro quotidiano per agire come attore di cambiamento e positività; alla linea del Direttore del C.I.S.A.S. Andrea Lux che evidenzia l’importanza di creare piccole comunità in cui l’assistente sociale è ossatura e sistema nervoso e può farcela come una punta di diamante creando connessioni tra il dentro e fuori e attivando lavoro “di” e “con” la comunità.

Marina Fasciolo, partendo dall’assioma secondo cui le politiche devono andare nella direzione di servizi universalistici: l’assistente sociale deve lavorare con i gruppi, navigando nel mare di opportunità e promuovere diritti attraverso azioni collettive. Il territorio come luogo abilitato per incontrare le persone e riprogettare i servizi.

La Consigliera CROAS Filena Marangi contrapponendo il mal vivir al buen vivir, ricorda come il lavoro sociale vincente è quello in cui si solleva lo sguardo dal caso e verso un’ottica più ampia per offrire risposte adatte in cui il cittadino partecipi alla progettualità personale e territoriale. Gettare le fondamenta per un sistema di offerte e servizi che proseguirà al di là dei progetti singoli a termine (riferimento ai Piani di zona). Sempre sarà opportuno restare inquieti e con la voglia di migliorare e manutenere il sistema costruito.

La Presidente CNOAS Barbara Rosina illustra come il Servizio Sociale ha un ruolo importante nelle trasformazioni politiche, partendo dalla capacità di raccontarsi e narrare la professione in modo realistico. La politica e le Istituzioni “altre” ormai hanno chiaro che non siamo figli di un Dio minore ma attori di cambiamento accanto a persone e comunità. Il lavoro delle lobbies di assistenti sociali ha determinato un ingente stanziamento di fondi per la formazione, la supervisione, la specializzazione e le politiche sociali per disabili, anziani , minori e povertà.

Il secondo salotto tematico si snoda attraverso la puntuale mediazione del giornalista Eugenio Giannetta, addetto stampa dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte, che intervista assistenti sociali operanti nel territorio piemontese e valdostano.

In questo ultimo spazio dalla mattinata si arriva all’evidenza di come il terzo settore funga talvolta da tappabuchi delle Politiche Sociali.

Cristina Riggio e Giulia Albano illustrano la loro scelta coraggiosa di essere operatori che operano affianco alle persone per combattere anche per gli invisibili uscendo all’esterno sul territorio.
L’assistente sociale deve recuperare uno spazio di autonomia per riuscire ad agire a livello politico e porre al centro il cittadino di una progettualità condivisa.

In Valle d’Aosta, sottolinea Paola Peterlini, la “ruvidità e dimensione ridotta del territorio” rendono più semplice l’attivazione di progetti comunitari che, partendo dall’analisi dei bisogni, garantiscono supporto agli anziani della zona. Persistono comunque criticità come il superamento delle polarizzazioni tra pubblico e privato.

Paola Gamba, consigliera dell’Ordine Assistenti Sociali della Valle d’Aosta, evidenzia l’importanza della conoscenza da parte dell’operatore sociale del territorio in cui opera; egli ha l’onore e l’onere di presentare alle altre istituzioni le necessità dei cittadini per rispondere in modo completo a tali bisogni creando una comunità educativa (lavoro preventivo e non riparativo).

In un videomessaggio, la Professoressa Annamaria Campanini, presidente IASSW, ha dichiarato “l’agenda Globale non è solo un progetto ma è testimonianza del nostro impegno collettivo. Mentre navighiamo nella complessità questa agenda funge da faro guidando il percorso degli assistenti sociali ancorati ai principi e fondamenti della professione”.

Ci si avvia alla conclusione con l’intervento brillante della professoressa Roberta Ricucci, Università degli studi di Torino, che illustra come promuovere le comunità solidali superando i conflitti (generazionali, sociali, culturali e religiosi) confrontandosi con fattori come: i mutamenti demografici, la centralità del livello locale e la rappresentazione delle nostre pratiche.

Momento magico quello dell’esibizione canora della Referente del gruppo “Comunicazione”, Isabella Derosa accompagnata dal musicista Assistente Sociale Rocco Di Bisceglie, con la cover della canzone “Casa mia” di Ghali.

Si arriva alla conclusione della giornata con una toccante performance teatrale dell’associazione culturale Choròs (gruppo Cascina Marchesa) che proprio attraverso lo strumento del teatro di comunità racconta, le singolari storie di immigrazione, povertà e rivincita sociale.

Un ringraziamento alle Consigliere e ai Consiglieri coinvolti nell’Organizzazione di un evento unico, stimolante che funge da volano per un nuovo impulso propositivo: non solo sognare ma anche pensare e costruire in grande!

 

CALDI SORRISI, SGUARDI SILENZIOSI … APERTI AD ASCOLTARE LE MILLE SFUMATURE DELLA VITA,
PRONTI AD ESPLORARE SENTIERI SCONOSCIUTI.

 

TORINO – GIORNATA MONDIALE DEL SERVIZIO SOCIALE 2024.
IN UN CLIMA DI FESTA TANTI INCONTRI, CONTINUIAMO IL CONFRONTO
E LO SCAMBIO ANCHE FUORI DALLA SALA.

 

TRA PALCO E REALTÀ, LA GIORNATA SI GIOCA SUL SERIO.

 


TANTA ENERGIA E
INFINITE COSTELLAZIONI
DI PAROLE
A SOSTENERE
COMUNITÀ SOLIDALI,
A INTERROGARSI
SUL VALORE DELLA DIVERSITÀ.

 

 

BUEN VIVIR, A TORINO IL 19 MARZO 2024.
INSIEME PER NARRARE LA PROFESSIONE OGGI,
PER RACCONTARCI ATTRAVERSO SAPERI ESPERTI ED ESPERIENZE.
SPAZIO ALL’ARTE DI COLTIVARE I SEMI DEL BUEN VIVIR PERCHÉ….
“C’È CHE ORMAI CHE HO IMPARATO A SOGNARE, NON SMETTERÒ “.

 

PRONTI A COMINCIARE,
LA CERTEZZA DI AVER LAVORATO INTENSAMENTE A PREPARARE LA GIORNATA,
LA DETERMINAZIONE NECESSARIA AD AFFRONTARE GLI IMPREVISTI.

 

 

UNO SGUARDO MULTIFOCALE
LA POSTURA RIFLESSIVA
NON È STATICA CONTEMPLAZIONE
E’ ORIENTATA AL DINAMISMO,
PER COGLIERE VISIONI DIFFERENTI,
AVERE ANCORA VOLI DA TENTARE,
INFLUIRE SUL SISTEMA,
TRASFORMANDOLO.

 

 

ECHI DI STORIE A INTEGRARE SAGGEZZE ANTICHE RISUONANO
TRA LE NOTE DI UNA CANZONE NEL COMBACIARE COSMICO DI UN ABBRACCIO.

 

TEATRO DI COMUNITÀ. L’ARTE RISTRUTTURA NEL VIAGGIO VERSO LA CURA DI SÉ,
CREA LEGAMI RICCHI DI SOSTANZA E RECIPROCITÀ.
BELLI I RACCONTI DI VITA CHE SONO DONI DI PAROLE A RESTITUIRE SENSO E DIGNITÀ:
UNA TRASFORMAZIONE SOGGETTIVA CHE DIVENTA TRASFORMAZIONE COLLETTIVA.

 

 

PROSPETTIVE
MANI COME ALI,
AL RITMO DEL RESPIRO,
ESPLORANDO TERRITORI
SI DIVENTA LIBERI,
ATTORI VISIONARI,
ED IL CORPO VOLA
VERSO IL CAMBIAMENTO DI SÉ.

 

 

TEORIA E PRASSI, STUDIO E CREATIVITÀ.
CORDE TESE A TROVARE LA PAROLA GIUSTA PER TOCCARE IL CENTRO
E FAVORIRE IL CAMBIAMENTO.

 

 

DAR VOCE A CHI PARLA PIANO, ASCOLTARE CHI NON SE LO ASPETTA,
AMPLIFICARE E ASPETTARNE L’EFFETTO.

 

 

ETICA SOLIDA, PENSIERO VELOCE, RITMO E CULTURA. DINAMICITÁ E RIFLESSIONE.
ASSISTENTE ALLA TRASFORMAZIONE. ASSISTENTE SOCIALE.

 

DRIIN …CHI È? BUEN VIVIR.
POSSONO SCENDERE RESISTENZA E MEMORIA, PARTECIPAZIONE E COMUNITÀ.
HO UN GIOCO DA FARE INSIEME.

 

 

19 MARZO 2024, DOMANI È PRIMAVERA. PRONTI AL CAMBIO DI STAGIONE?
BUEN VIVIR È L’ABITO PROFESSIONALE NUOVO.

“Costruire Comunità solidali attraverso un approccio capacitazionale” di Donatella Garnero

Il 19 marzo, data in cui si celebra la Giornata Mondiale del Servizio Sociale, l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte ha voluto dare valore al lavoro svolto dagli oltre 47mila professionisti italiani attraverso un evento che ha avuto luogo presso la sala della Cavallerizza Reale a Torino.
Si è passati dalla filosofia di Ubunto che ha ispirato la celebrazione dello scorso anno (Io sono perché noi siamo, in cui viene riconosciuta l’unicità di ogni persona ma anche l’impegno a co-costruire una Comunità sociale e educativa) al tema del Buen Vivir, in cui si richiama il concetto che il vero benessere è possibile solo se si riesce a far parte di una comunità che vive in sintonia con l’ambiente circostante, come sottolineato dalla Professoressa Marilena Dallavalle, Presidente del Corso di Laurea in Servizio Sociale presso UNITO, alla quale è affidata l’apertura del Convegno.
Occuparsi della Comunità significa adottare un approccio olistico che riconosce la relazione tra l’individuo e l’ambiente, senza per questo dimenticare la dimensione individuale del lavoro sociale. Per far questo la D.ssa Dallavalle ci ricorda che dobbiamo essere visionari e visionarie, ed esplorare così territori meno consueti, alla ricerca di un cambiamento possibile. In linea con questo pensiero Andrea Pogliano (Presidente delCorso di Laurea in Servizio Sociale dell’Università del Piemonte Orientale) evidenzia come ci sia un ritorno alla visione del lavoro sociale unicamente come protagonista del processo di aiuto, come contrasto al disagio. Occorre invece recuperare una capacità interna
immaginifica, reindirizzarsi verso il lavoro sociale come lavoro proattivo, propositivo, assumendo un ruolo politico rivolto al cambiamento.
Esiste quindi un filo conduttore tra Buen Vivir e lavoro di Comunità, come ci suggerisce Bosisio Roberta (Presidente del Corso di Laurea Magistrale UNITO). Alla visione antropocentrica si sostituisce una visione biocentrica e comunitaria, in cui emerge un’idea diversa del rapporto tra esseri umani. Comprende il concetto di armonia tra tutti i soggetti umani e la natura. L’approccio di Buen Vivir (insieme e non da soli) che valorizza i legami umani e le connessioni tra uomini, natura, animali viene ripreso anche da Antonio Attinà, Presidente del Croas Piemonte, il quale sottolinea l’importanza di ricordare ai decisori politici la necessità di incrementare processi di partecipazione e inclusione, in un mondo condizionato da una elevata mobilità e dalla scarsa occasione di costruire relazioni profonde. Viene citato l’Art 39 del Codice Deontologico, che richiama al ruolo promozionale finalizzato all’incremento del benessere dei membri delle Comunità. Il lavoro
di comunità è un elemento fondamentale della nostra professione. “Come lo stiamo interpretando e incrementando?” si chiede Antonio Attinà?
La pratica del Servizio Sociale è più orientata verso l’attività con i singoli e le famiglie e la tendenza è quella di offrire più servizi possibili ai cittadini. Esiste un affaticamento strutturale che ci impedisce di investire nella prospettiva più ampia di connettere, costruire opportunità, non solo erogare. Jacopo Rosatelli, a tale proposito, ci ricorda che il S.S. ha saputo far fronte a situazioni difficili, lavorando sull’inclusione sociale e sull’emancipazione non come talvolt la normativa ci impone (interventismo bieco). Di conseguenza, come afferma anche Elena Allegri, professoressa presso UPO, noi “non dobbiamo rimanere ancorati con le ventose alla scrivania” ed essere riflessivi è una condizione da cui non ci possiamo emancipare.
Occorre creare una rete comunitaria, che ci solleva dal lavoro sul singolo caso, passando dall’ approccio riparativo a quello capacitazionale. Si deve uscire fuori, lavorare nel Quartiere, con le Associazioni, creando gruppi di mutuo-aiuto (come nei piani di zona) per attivare connessioni. La responsabilità di creare le condizioni per esercitare il Servizio Sociale di comunità è di tutti. Occorre favorire l’impegno delle Assistenti Sociali nei Servizi territoriali e nella Sanità e sostenere gli operatori attraverso la supervisione professionale. Essendo questa divenuta uno dei LEPS, le amministrazioni sono ora obbligate ad attivarla. Bisogna portare dati e fatti, aggiunge la Professoressa Allegri. E stare non al centro ma in uno dei nodi di connessione.
Anche il Presidente Attinà appoggia il lavoro di Comunità in quanto crea alleanze tra gli stakeholders e alleggerisce il lavoro dei servizi. Occorre, tuttavia, un cambiamento culturale, lavorare per alleanze nuove. A tale proposito, viene citata da Antonio Attinà la figura di Franca Maino, nominata nel 2023 quale nuova Presidente della Fondazione Ufficio Pio San Paolo, la quale ha dichiarato: “Ci attendono sfide complesse che richiedono energie e un approccio capacitante per mettere le persone nella condizione di esercitare i loro diritti e di animare, partecipando attivamente, le comunità in cui vivono”.
Occorre quindi spogliarsi delle logiche del modello competitivo. Assumere una postura trasformativa. Innescare processi comunicativi. Sviluppare coesione. E considerare la nostra professione come una risorsa da tutelare, una “perla preziosa”. Nessuno sa là fuori che gli Assistenti Sociali sono dei pacifici rivoluzionari (altra parola chiave) soprattutto quando incontriamo persone in difficoltà e le spingiamo a cambiare.
Durante il primo salotto tematico, il cui motto è “prendiamoci cura di noi”, intervengono i rappresentanti della comunità professionale piemontese e valdostana. Si dà spazio ai vari interventi da cui emergono sollecitazioni importanti, come l’affermazione “curiamoci con la
bellezza” pronunciata dal Dott. Livio Tesio, il quale sottolinea come solo con una buona qualità di vita si riesca ad essere incisivi nel lavoro che svolgiamo, oppure il monito proveniente dal Dott. Lux: “Non dobbiamo chiuderci in piccoli fortini”. Le assistenti sociali rappresentano l’ossatura e il sistema nervoso del servizio sociale in quanto creano il collegamento tra l’ambiente est e il mondo interno, tra dentro e fuori. E per questo sono “la punta di diamante”. In linea con l’approccio capacitazionale che di fatto costituisce uno degli argomenti portanti del Convegno, L’Assistente Sociale, secondo Lux, va visto come un “maieuta”, colui che favorisce la partecipazione delle persone. L’utente non è il soggetto passivo d’altri tempi, non è nemmeno quello da guidare. La sua è una presenza viva, di chi è attore e come tale coinvolto nel processo di cambiamento. È un soggetto di pari grado. Per questo fa un po’ paura. Da qui l’importanza, sottolineata dalla D.ssa Marina Fasciolo, di lavorare sui contesti, sui gruppi, lasciando perdere l’indagine sui funzionamenti individuali. Occorre promuovere diritti attraverso azioni collettive, includere le persone nei processi di trasformazione in quanto tutti possono concorrere a determinare
questi processi. La realtà operativa è un’altra. L’Ente si aspetta una risposta individualizzata e quantifica su questo nostro lavoro, in cui noi, come afferma Filena Marangi, incontriamo il Mal Vivir contrapposto al Buen Vivir. Ancora una volta si insiste sull’importanza di lavorare sulla partecipazione, sollevando lo sguardo dal caso per vedere in un’ottica più ampia ciò che è più distante e portarlo negli spazi dove si progetta. I progetti hanno un limite. Bisogna costruire un sistema che continuerà anche quando il progetto sarà esaurito.
La politica e le Istituzioni “altre”, come ci ricorda Barbara Rosina, Presidente del CNOAS, ormai hanno chiaro che noi non “siamo figli di un Dio minore” ma agenti di cambiamento accanto alle persone e alle comunità. Siamo in grado di portare istanze di fronte ai decisori politici; ci siamo arrivati grazie alle pressioni delle “lobbies” e ora esistono misure nuove che vanno a rafforzare ambiti già esistenti (violenza contro le donne, minori, disabilità).
Durante il secondo salotto tematico vengono intervistate alcune assistenti sociali operanti nel territorio Piemontese e Valdostano.
Cristina Riggio e Giulia Albano rappresentano la scelta coraggiosa di essere operatrici “freelance”, professioniste che “si imbrattano le mani” a fianco delle persone, cercando di preservare spazi di welfare, promuovendo luoghi di incontro e capacitazione, di
progettualità condivisa.
In Valle d’Aosta, come sottolinea Paola Peterlini, il territorio, per la sua naturale “ruvidità” e la dimensione ridotta degli spazi, consente di promuovere più facilmente il Buen Vivir. L’assistente sociale in questa regione esce e va a esplorare, si adopera per realizzare progetti comunitari soprattutto a supporto degli anziani della zona, considerato l’elevato bisogno di “stare insieme”.
Quali sono le sfide? Mettere al centro la persona, lasciare spazio ai gruppi, uscire da una relazione individuale per entrare in una relazione con la comunità attraverso la conoscenza del territorio, che può fungere da collante. A questo ci invita Paola Gamba, con l’obiettivo di costruire, in questo modo, una “comunità educativa”.
Cristina Riggio ci mette invece in guardia dal rischio di creare “progettifici” senza intercettare veramente i bisogni dei cittadini, valorizzando un processo che costringe la persona ad “adattarsi” ad un progetto già confezionato a partire dai fondi disponibili e non viceversa.
L’intervento della Professoressa Annamaria Campanini (di cui viene proiettato un video) si inserisce puntualmente nel dibattito della giornata, ribadendo l’importanza di contribuire a creare un mondo dove il benessere delle persone sia legato a quello del pianeta (uno non
può proliferare a spese dell’altro) e il riorientamento del focus su politiche incentrate sulle comunità per comprenderne esigenze e contesti culturali. L’Agenda globale (definisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030) è la testimonianza di questo impegno collettivo. Rappresenta una bussola per condurci lungo un sentiero sostenibile, in accordo con i principi e fondamenti della nostra professione.
L’interessante relazione finale della professoressa Roberta Ricucci pone l’accento sul percorso da intraprendere per promuovere e sostenere Comunita solidali oltrepassando i conflitti (sociali, economici, culturali) e considerando talune coordinate (i mutamenti demografici, la centralità del livello locale, le rappresentazioni in contrapposizione alle pratiche). La Ricucci ci parla di quello che lei definisce il mantra delle 3C: “Comunicazione e attenzione ai diversi gruppi sociali; Condivisione (e il ritornello del policy-sharing); Co-progettazione… e il mito della rete”. Conclude affermando che, anziché di coesione sociale, si deve parlare di gestione della diversità.
Talune performance artistiche contribuiscono ad intervallare e ad accompagnare i contributi dei vari relatori durante tutta la durata dell’evento. La giornata si conclude con un’esibizione dell’associazione culturale Choròs (gruppo Cascina Marchesa) che, proprio
attraverso lo strumento del teatro di comunità, vuole recuperare la dimensione rituale e valorizzare il processo di empowerment. Grazie alla forma artistica, è possibile restituire dignità alle storie di vita (storie di immigrazione, cambiamento e rivincita sociale), non solo
divertirsi insieme. Riuscire a raccontare la propria storia in chiave drammaturgica fa sì che essa assuma un respiro universale.
Il messaggio conclusivo è che l’arte consente di esprimere la propria identità, accompagna le persone in un percorso che va verso la conquista della consapevolezza di sé, dove l’individuo partecipa, si esprime e ristruttura se stesso, in linea con l’approccio capacitazionale che va implementato nel lavoro dei servizi e che ha rappresentato lo spirito nonché uno degli insegnamenti di questo Convegno.

 

Fotoracconto a cura di Ebe Bruno

A cura di Ebe Bruno