Il lavoro dell’assistente sociale è “dar voce a chi voce non ha”. Ciò avviene attraverso la difesa dei diritti che purtroppo non sono mai conquistati per sempre, anzi bisogna continuare ad agire per proteggerli ed anche per renderli esigibili.

Nella calda serata estiva del 22 luglio l’Ordine Regionale assistenti sociali del Piemonte partecipava all’Evergreen Festival con una performance celebrativa della ricorrenza dell’ordinamento della professione avvenuto trent’anni fa.

In quell’occasione il Presidente Antonio Attinà ricordava come il lavoro dell’assistente sociale è “dar voce a chi voce non ha”. Ciò avviene attraverso la difesa dei diritti che purtroppo non sono mai conquistati per sempre, anzi bisogna continuare ad agire per proteggerli ed anche per renderli esigibili.

Parole che da generiche sono diventate attualissime inserendosi sul dibattito che si è aperto a fronte della convenzione sottoscritta dall’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino con la Federazione Regionale del Movimento per la Vita con la finalità di offrire una stanza dedicata a luogo d’incontro per un supporto alle donne che hanno deciso d’interrompere la loro gravidanza.

L’Ordine Regionale assistenti sociali da anni sottolinea come le politiche sociali di sostegno alle famiglie debbano essere rese più omogenee incontrando la reale fatica di chi progetta un cambiamento attraverso la nascita di un figlio. Il sistema famiglia infatti necessita di adeguate strutture pubbliche per la custodia e la cura dei bambini, di tempi lavoro più armonici per garantire la presenza dei genitori accanto ai figli e di percorsi dedicati che li accompagnino nelle fasi di crescita più difficili sostenendoli sino all’inserimento nella vita adulta. Gli interventi erogati attraverso bonus non sembrano rappresentare un reale aiuto strutturale ed organizzato.

La consigliera dell’ordine degli assistenti sociali del Piemonte, Sabrina Testa, osserva: “La scelta di una donna di proseguire o interrompere la gravidanza, ancorchè difesa dalla legge 194 del 1978, rappresenta per lei una possibilità reale e concreta di decidere sul proprio presente e sul proprio futuro. Non viene mai effettuata con leggerezza, ma anzi la donna che accede alle strutture pubbliche incontra professionisti socio sanitari, tra cui assistenti sociali, che l’aiutano a dar voce alle proprie riflessioni, permettendole così di maturare la consapevolezza che le permetterà di fare la scelta migliore.”

Gli assistenti sociali evidenziano il fatto che il sistema famiglia necessita di adeguate strutture pubbliche per la custodia e la cura dei bambini, di tempi lavoro più armonici per garantire la presenza dei genitori accanto ai figli e di percorsi dedicati che li accompagnino nelle fasi di crescita più difficili sostenendoli sino all’inserimento nella vita adulta. Gli interventi erogati attraverso bonus non sembrano rappresentare un reale aiuto strutturale ed organizzato.

Conclude il Presidente dell’ordine degli assistenti sociali del Piemonte: “Per questo riteniamo importante che il numero degli assistenti sociali che lavorano a supporto dei consultori e delle strutture ospedaliere possa essere incrementato, secondo quanto previsto dalla legge. Molte donne affrontano la notizia della gravidanza in solitudine, senza un compagno di vita, oppure senza la possibilità di una reale condivisione emotiva con chi gli sta accanto.  La presenza dell’assistente sociale può essere un aiuto per loro nel raggiungere l’autodeterminazione necessaria. Per questo riteniamo che vada difeso il diritto fondamentale di una donna nel poter dire si o no ad una scelta di vita che riguarda il suo presente ed il suo futuro. Solo in questa maniera i suoi diritti saranno realmente esigibili” .